La gestione aziendalista della vita è ormai il pilota automatico che, se non fermato, farà schiantare un’ intera umanità. Con estrema inerzia, lasciamo fare tutto ai tecnici, a “quelli che ne capiscono”; affidiamo a scienziati, economisti, ed ai loro calcoli, previsioni, “consulenze” e linee guida, il controllo del nostro presente. Anche la salute è in mano agli economisti: si sono radunati in 16 provenienti dalle più prestigiose facoltà italiane, tra cui la Bocconi, per elaborare proposte per l’attuazione del PNRR in sanità.
“Il PNRR è un documento di alta visione e di allocazione di importanti risorse di investimento per il SSN che devono garantire valore entro 5 anni, per ottenere l’effettivo riconoscimento finanziario da parte della EU e giustificare l’aumento del debito per le generazioni future.” Già dall’introduzione si coglie il totale asservimento alla cultura finanzcapitalista, per sottolineare come “non esiste altro Dio all’infuori di me”. Dopo i mesi più intensi della pseudopandemia, quando il mostro dell’UE aveva fatto credere di allentare le misure di austerità, il documento ora è volto a ristabilire il primato del rigore, della disciplina, della visione aziendalista, riduzionista, materialista del concetto di salute. Le proposte di questi individui sono permeate dal solito linguaggio avariato, necrotico, terminale poichè sono gli stessi che si erano impegnati a de-finanziare il SSN, sempre per ottenere il benestare dell’UE. In questo documento essi avanzano proposte su un tema cruciale come quello della divisione del lavoro in sanità; proposte molto poco meditate e quindi pericolose che se applicate potrebbero recare danno prima di ogni altra cosa ai cittadini, ai pazienti ed ai loro diritti. Per tenere i conti in ordine, infatti questi soggetti propongono il c.d. “skill mix” cioè una serie di competenze che saranno trasferite da professionisti più costosi (i medici) a professionisti meno costosi (gli infermieri) e, ancora, dagli infermieri agli oss. Queste proposte, vendute come occasione di valorizzazione e riconoscimento per i professionisti sanitari, muovono in realtà, da un assunto ideologico inaccettabile quello che, secondo una certa razionalità aziendale, in sanità, si dovrebbe preferire la competitività tra professioni alla loro cooperazione.
Professionisti sanitari e cittadini non lasciamo agli economisti la gestione della nostra salute! E’ come chiedere ad un elettrauto di prepararvi la vostra torta di compleanno. Loro continuano poichè hanno ben chiara l’idea di uomo disumanizzato da perseguire da cui proviene un idea di salute riduzionista, materialista e anacronistica, da cui discendono proposte altrettanto mortifere.
Noi, dalla nostra parte, per la rivoluzione che ci attende, non basta contestare nel merito quelle ripugnanti proposte, ma è necessario contrapporre un nuovo linguaggio che dia vita ad una nuova idea di uomo; dalle grinfie del potere ci libereremo se cambiamo campo di linguaggio, se parliamo di nuova umanizzazione da opporre al loro progetto di disumanizzazione, di nuova idea di uomo e di salute. Un linguaggio in cui le logiche del neoliberismo non possono attecchire perchè incompatibili. Un esempio? Per loro la malattia è concepita ancora come disfunzione d’organo da aggiustare per mezzo di un “tecnico” addestrato ad applicare linee guida imposte dall’alto, per noi la malattia è una crisi esistenziale che necessita di un professionista preparato a prendersi carico della complessità e della singolarità che quel rapporto di cura richiede, applicando il ragionamento critico, motore della scienza.
Così come loro hanno le “linee guida” che determinano un applicazione pratica sottesa ad un pensiero scientifico, noi dobbiamo dotarci di “idee guida” che devono essere seguite da un’azione sottesa ad un ideale di uomo nuovo. Le idee guida devono convocare e unire le persone a livello intimo e profondo, devono toccarci nel profondo del cuore, per “commuoverci”, non nel senso di piangere, ma di muoverci insieme verso qualcosa che ci appassiona, che ci entusiasma perché ci tocca, tocca alla nostra generazione costruire un nuovo modo di essere uomo.
Da queste “ideee guida” di uomo che generano a loro volta una nuova idea di lavoro, di economia, di società e di salute, può discendere un progetto politico/culturale rivoluzionario collettivo che restituisca in toto il primato alla Costituzione, e quindi la sovranità politica, economica e monetaria all’Italia.
Quindi per ricontestualizzare l’art. 32 della Costituzione, diversamente dalle proposte dei tecnici, è necessario:
1. Bloccare i processi di dissoluzione della sanità pubblica, fermando le derive privatistiche del welfare aziendale, delle mutue sostitutive, del privato convenzionato, dell’intramoenia, delle agevolazioni fiscali ai sistemi privati;
2. Ridare allo Stato il pieno controllo esclusivo della Salute, abrogando la modifica del titolo V;
3. Dare risposte efficaci alle grandi questioni culturali come la questione medica e la questione infermieristica per risolvere la crescente regressione e l’eccessiva invarianza dei servizi.
Per concludere, i problemi che abbiamo di fronte non ammettono bacchette magiche e scorciatoie, ma richiedono niente meno che un’autentica e divertente rivoluzione semantico-politico-culturale. In tal senso, essi impongono una riflessione e una pianificazione sul lungo periodo, due arti purtroppo dimenticate e raramente messe in pratica in questi tempi affrettati, vissuti sotto la tirannia del momento. Ma abbiamo bisogno di recuperare e di riapprendere queste arti. Per farlo, serviranno menti lucide, nervi d’acciaio e molto coraggio. Soprattutto, servirà un’autentica visione globale a lungo termine — e tanta pazienza.